Corsivo di Alberto Damilano
Due settimane sono ormai trascorse da quel 16 novembre, e la quiete apparente è di quelle che precedono la tempesta.
Abbiamo appena strappato un emendamento ad una Finanziaria lacrime e sangue, che ancora non è legge dello stato, che già ci tocca sventare gli assalti di chi si candida a farci la cresta sopra e a gestire, in proprio, ma a nome e per conto dei malati, l’insperato malloppo. Sembra quando ancora non hai depositato una modesta somma avuta in eredità, che già dalla banca ti chiamano perché tu li autorizzi ad investirla, nel tuo esclusivo interesse, s’intende. Nè più né meno come il gatto e la volpe al campo dei miracoli. Solo che qui nessuno ti chiede neanche il permesso.
Abbiamo appena iniziato a parlare di estremi che si toccano, come la condanna a morte dei malati senza assistenza e la condanna a vivere per sempre con un tubo in gola una volta che si è dato il consenso, che già i pasdaran del movimento per la vita rispolverano gli allegri roghi della Santa Inquisizione. E sedicenti rappresentanti dei malati di Sla si associano, senza neanche il buon gusto di arrossire almeno un po’.
Non ci siamo ancora ripresi dalla notizia shock della possibile scoperta di una cura per la Sla, che già ci viene sommessamente detto in un orecchio che simili miglioramenti, lungi dal confermare la cura giusta, di solito si accompagnano a diagnosi sbagliate. Chiediamo lumi all’unico che potrebbe illuminarci e riceviamo in risposta un enigmatico silenzio.
Viviamo placidamente nell’occhio del ciclone, ma nessuno sembra accorgersene.
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