La graduale ripresa della vita economica e sociale dopo il
lockdown, resosi necessario a causa dell'infezione da COVID-19, preoccupa
molto per quanto riguarda la tutela dei malati gravissimi dal rischio di
contagio, rischio che temo anche più insidioso in questa fase rispetto alla
precedente in cui la quarantena ha forzatamente limitato i contatti tra le
persone abbassando in maniera importante la possibilità di trasmissione del
virus da soggetto a soggetto.Seppure umanamente comprensibile il desiderio di
ritornare pian piano alla vita precedente alla pandemia, noto
purtroppo che non poche persone si comportano come se tutto fosse finito e non
ci fossero più rischi, mettendo a repentaglio anche l'incolumità di
coloro che continuano a rispettare le regole di protezione, igiene e
distanziamento sociale.E' pertanto fondamentale in questo delicato momento,
prevenire ogni possibilità di contagio nei confronti dei malati inseriti in ADI
e particolarmente nei confronti dei malati tracheostomizzati, ospedalizzati al
domicilio che contrariamente ad altri, non possono indossare mascherine
di alcun genere a protezione di se stessi e di chi li circonda.Si tratta di
soggetti particolarmente fragili infatti è vero che il collegamento al
ventilatore è opportunamente dotato di filtri ma è altrettanto vero che
allorquando è necessario aprire il circuito, cosa che avviene assai spesso per
molteplici motivi, il malato è completamente esposto in maniera diretta e senza
possibilità di protezione ad un eventuale contagio da coronavirus.E' noto che
gli infermieri dell'ADI, proprio in ragione della loro professione, si recano
quotidianamente presso un numero molto elevato di pazienti e che in ragione di
ciò possono essere inconsapevoli ed involontari veicoli di contagio.E' per questo
motivo che chiediamo che a tutti gli infermieri dell'ADI che assistono i malati
tracheostomizzati venga fatto il tampone in modo che si possa accertare
che non vi sono casi di positivi asintomatici, che gli infermieri vengano
dotati dei DIP necessari quali camici monouso e mascherina FFP2 da indossare
unitamente alla mascherina chirurgica in maniera da proteggere loro stessi ed i
malati con cui vengono a stretto contatto, DPI che dovranno, ovviamente, essere
distribuiti in quantità idonea ad assicurarne il corretto utilizzo.Sarebbe da
irresponsabili sottovalutare la situazione, siamo tutti consapevoli che il
virus non è scomparso e che i contagi sono ancora in agguato, ne è prova la
recentissima notizia del signore emiliano, in Sardegna per lavoro, risultato
positivo al coronavirus e ricoverato all'Ospedale Santissima Trinità di
Cagliari e delle quaranta persone con cui è venuto a contatto attualmente
in quarantena in attesa dei test.E' importante dunque fare al più presto il
tampone a tutti gli infermieri che operano al domicilio dei pazienti
ospedalizzati, la spesa è limitata considerato l'esiguo numero di questi
malati, si tratterebbe dunque di un investimento il cui costo verrebbe bene
ammortizzato in termini di prevenzione.
Maria Paola Aureli - Comitato 16 Novembre
- referente regione SardegnaCagliari, 24 maggio 2020
Maria Paola Aureli - Comitato 16 Novembre - referente regione SardegnaCagliari, 24 maggio 2020
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