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martedì 25 marzo 2014

26/03/2014 LETTERA APERTA AL GOVERNO

Preg.mo Dott. Matteo Renzi Presidente Consiglio dei Ministri
Piazza Colonna,370
00187 -- ROMA – FAX 06 67793543

Preg .mo On.le Beatrice Lorenzin Ministro della Salute
Via Lungotevere Ripa 1
00153 – ROMA – FAX 06 59945609

Preg.mo Prof. Pier Carlo Padoan Ministro Economia e Finanza
Via XX Settembre 97
00187 – ROMA – FAX 06 47434493

Preg.mo Giuliano Poletti Ministro Lavoro e Politiche Sociali
Via Veneto 56
00187 – ROMA – FAX 06 4821207

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Preg.mi Viceministri e Sottosegretari

Egregio Presidente del Consiglio, egregi Ministri, egregi Viceministri, egregi Sottosegretari,

nella crisi non c’è ricetta più sbagliata che tagliare le risorse destinate al welfare, dalla sanità all’assistenza sociale. Le politiche di austerity non solo rischiano di negare diritti sociali costituzionalmente garantiti, ma producono anche un avvitamento recessivo dell’economia, determinando un ulteriore aumento di disuguaglianze, disoccupazione, povertà.

Nella crisi, soprattutto nella crisi, si deve investire nel welfare, perché significa investire in un futuro socialmente più giusto, in una redistribuzione di reddito e di benessere, in un sistema di prestazioni che rispondono adeguatamente ai bisogni, vecchi e nuovi, della cittadinanza. Investire nel welfare significa anche rilanciare l’economia, perché si crea buona occupazione, che si traduce sempre in un buon servizio offerto.

Per queste ragioni il Comitato 16 Novembre è nato, per difendere i diritti di decine di migliaia di disabili gravi e gravissimi che rischiano di essere lasciati soli, abbandonati al loro destino, mentre con troppa facilità la politica decide di regalare miliardi alle banche o di acquistare inutili e costosi cacciabombardieri F35.

Da anni scendiamo in piazza e urliamo ai palazzi del potere che con la nostra vita non si scherza. Abbiamo deciso di farlo con forme di lotta estreme, perché la nostra condizione esistenziale è estrema. Abbiamo perso durante una di queste lotte il nostro amico e combattente Raffaele Pennacchio, morto dopo due giorni di presidio, morto da eroe.

Abbiamo ottenuto dei risultati importanti, ma sicuramente non sufficienti a sostenere quel modello di welfare che tutti noi desideriamo, caratterizzato da un potenziamento della domiciliarità indiretta e una piena libertà di scelta delle persone. Alla fine dell’anno scorso, dopo una serie di presidi sotto il Ministero dell’Economia e un’accesa trattativa con la commissione Bilancio del Senato, abbiamo registrato il nostro ultimo successo:  aumento di 75 milioni di euro per i disabili gravi e gravissimi e l’impegno del governo ad attivare un tavolo interministeriale finalizzato alla definizione di un piano nazionale per le non autosufficienze.

Siamo nel 2014 e vogliamo raccogliere ciò che con fatica abbiamo seminato.

Chiediamo al Governo e alla maggioranza che lo sostiene tre cose, semplici e chiare:

1)      Convocazione del tavolo interministeriale entro e non oltre il 15 aprile 2014 (sanità, politiche sociali, economia), allargato a regioni ed associazioni, per la predisposizione di un Piano Nazionale per le Non Autosufficienze (PNNA), principalmente finalizzato al potenziamento della domiciliarità indiretta, alla garanzia ed esigibilità del diritto di scelta tra restare a casa o entrare in RSA, al riconoscimento del lavoro di cura del caregiver.

2)      Immediato sblocco del Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza (FNNA) 2014 con ripartizione alle regioni mediante decreto di attuazione, rispettando criteri ed impegni assunti dal Governo: destinazione del 30% più l'aumento di 75 milioni per i disabili gravi e gravissimi.

3)      Rivedere urgentemente la riforma dell’Isee, che rischia di penalizzare fortemente persone con disabilità e loro familiari. In particolare chiediamo che non vengano considerate nel calcolo reddituale anche tutte le prestazioni monetarie erogate dallo Stato o da Enti pubblici con finalità assistenziale, anche se esenti da tassazione. Se la riforma venisse applicata così com’è ridurrebbe la platea dei beneficiari delle prestazioni sociali. Infatti, quelle persone che ad oggi beneficiano di prestazioni assistenziali (pensioni, indennità e assegni) rischiano di non potervi accedere più perché paradossalmente il reddito computato risulterà più alto proprio a causa delle suddette prestazioni assistenziali.

Cordiali saluti

Monserrato, 24 marzo 2014

   Il segretario

Salvatore Usala